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Definire cosa sia la globalizzazione e
definire il momento in cui questo fenomeno diventa rilevante nella nostra
società, è molto difficile e spesso controverso. Praticamente prima degli
anni ’90 questo termine non aveva alcun significato proprio, ma anzi era
raramente usato come semplice aggettivo. Da aggettivo a sostantivo, troppo
spesso usato ed abusato, è la realtà della parola globalizzazione ai giorni
nostri.
Cercando di essere semplici e chiari la globalizzazione è l’estensione a
livello planetario di un modello unico di cultura, di un modello unico di
pensiero, di un modello unico di economia. Riguardo alla mondializzazione
moderna, il seme da cui questa pianta si è sviluppata risale certamente agli
ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, quando i vincitori del conflitto
mondiale si riunirono. In quell’occasione fu infatti sancita la fine
dell’isolamento economico statunitense e la consacrazione del predominio del
dollaro sulle altre valute. Gli Stati Uniti diventarono, a pieno titoli, il
motore dello sviluppo occidentale.
E’ però a partire dalla metà degli anni ’60 che negli USA si registra un
lento, ma inesorabile, declino del livello culturale della popolazione
scolastica. La filosofia alla base della nuova era è emblematicamente
riassunta dalla storica frase di Margaret Thatcher: "La società non esiste".
L’ultimo freno alla diffusione mondiale
delle teorie inegualitarie, cadde nell’ 89 con la dissoluzione dell’ URSS e
dei regimi comunisti dell’Europa orientale. L’ultraliberalismo economico
poteva così riversarsi indisturbato sulla quasi totalità del globo
terrestre. E’ proprio della globalizzazione culturale, il voler estendere
questo principio, questo assioma, a tutte le culture ed a tutte le
popolazioni del pianeta.
Una volta spianato il "campo culturale", non ci saranno più freni ed
ostacoli alla libera corsa dell’economia scolastica che segue strenuamente e
ciecamente, il faro della "massimizzazione del profitto". I frutti di questi
ultimi 20 anni di globalizzazione sono oggi visibili in ogni ambito umano,
dal momento in cui ci allacciamo le scarpe al mattino, al momento in cui ci
sediamo a tavola per cena, alla sera: siamo tutti tristemente uguali
Fabio Mantovani |
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