ITIS "G.C.FACCIO" VERCELLI - ANNO 3  N° 3  -  MARZO 2006

 


 

 

 
POESIE E RACCONTI

 
   

 

ARIA DI PRIMAVERA


 Ed ecco, che tra le brume mattutine,
 il sole abbozza un timido sorriso,
 s'alza lento dal lungo sonno del gelido inverno,
 si scuote di dosso la neve luccicante
 e sbadigliando allarga le braccia sulla terra ancor  dormiente.
 Lunghi rivoli d'acqua fredda scorrono
 fra l'erba avvizzita, accarezzano gli esili fili giallastri,
 rigenerano il vecchio spirito della natura.
 Soffia un'aria di primavera che addolcisce il cuore,
 incanta come ogni anno gli occhi,
 fa vibrare il corpo di una rinata voluttà
 di vita, di gioia, d'amore.

   
 

 

SENTINELLA


Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni-luce da casa. Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità, doppia di quella a cui era abituato, faceva d’ogni movimento un’agonia di fatica.

Ma dopo decine di migliaia d’anni quest’angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell’aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro super-armi; ma quando si arriva al dunque, toccava ancora al soldato di terra, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita di nominare finché non ce lo avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perché c’era arrivato anche il nemico. Il nemico, l’unico essere intelligente della Galassia… crudeli, schifosi, ripugnanti mostri. Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la guerra subito; quelli avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo, una soluzione pacifica.
E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi denti e con le unghie. Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano d’infiltrarsi e ogni avamposto era vitale.

Stava sull’erta, il fucile pronto. Lontano cinquantamila anni-luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedere se ce l’avrebbe mia fatta riportare a casa la pelle.

E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più. Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s’erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d’un bianco nauseante, e senza squame.

                                 
F. Brown, "Sentinella" in Le meraviglie del possibile

 

 

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